martedì 15 dicembre 2020

Le rose di Versailles - Lady Oscar collection 1-5



 Oggi parliamo di: Versailles No Bara, da noi meglio conosciuto come Lady Oscar e della sua nuova uscita cartacea.

Manga uscito originariamente tra il 1972 e il 1973 ad opera di Riyoko Ikeda, rappresenta uno dei punti più alti nella storia del fumetto giapponese, uno sguardo prezioso su un'epoca che ha lasciato un segno indelebile come la Rivoluzione Francese. Tramite l'anime derivato dall'opera, arrivato da noi nel 1982, molti dei ragazzi/e dell'epoca si sono appassionati alla storia di Maria Antonietta, ancora oggi tra i personaggi più controversi e discussi di sempre.

In Italia la storia editoriale di questa serie ha avuto un vissuto piuttosto travagliato ed è stato stampato molte volte. Quindi è lecito domandarsi: c'è bisogno dell'ennesima ristampa di questo capolavoro?

Dal 9 dicembre arriva in libreria, fumetteria e negli store online: Le rose di Versailles - Lady Oscar Collection nella nuova edizione J-Pop Manga del manga di Riyoko Ikeda. 

A livello grafico una meraviglia per gli occhi, ma dal punto di vista puramente contenutistico ci sono state edizioni più approfondite, con redazionali e approfondimenti vari, certo se volete leggere il manga con le avventure di Oscar concentrandovi sui personaggi per come sono stati creati, bé, questa è l'edizione che fa per voi.

Il cofanetto contiene tutta la serie di Versailles No Bara, la parte principale, l'opera originaria nella sua interezza.

Per le storie gotiche e i capitoli extra bisognerà attendere altre uscite. Forse alcuni storceranno il naso per questo, ma a mio avviso J-Pop ha compiuto una scelta saggia; non tutti sono interessati alle altre avventure della saga, e onestamente il grosso della storia è ciò che si è visto anche nell'anime, ed è tutto qui. 

Il box costa 70€ (attualmente si trova scontato a 66,50) ed è composto da 5 volumi da 350 pagine, formato 15x21 cm. Ogni volume contiene tutte le tavole a colori previste in originale e una gallery delle illustrazioni uscite all'epoca della prima serializzazione su rivista. Inoltre è presente un esclusivo libretto con tutti i frontespizi dell'edizione originale Margaret Comics degli anni '70 e la paper doll di Lady Oscar. 

Segnalo inoltre che i volumi saranno acquistabili da gennaio anche separatamente al prezzo di 14€ l'uno, ma che il libretto (special gallery) contenente i retrospizi NON sarà acquistabile in nessun altro modo, lo trovate solo ed esclusivamente nel box.

La cosa che mi ha colpito di più, oltre alla cura con cui è stato realizzato il cofanetto, è la qualità di stampa che è un piacere assoluto per gli occhi, in particolare mi riferisco alle tavole a colori, davvero splendide.

Piccola nota dolente, dovete fare attenzione a quando estraete i vari volumi, il tutto risulta piuttosto delicato ed è facile fare danni, soprattutto al cancello esterno che chiude il cofanetto, a questo proposito avrei gradito una clip, qualcosa che potesse fissare la chiusura dello stesso.

In conclusione, siamo davanti a un acquisto impriscindible per ogni fan di Versailles No Bara.

Per acquistare il cofanetto potete cliccare: 

QUI (affiliato)


Unboxing e approfondimenti vari dal canale YouTube del blog:


venerdì 11 dicembre 2020

Kim Ki-duk





«L'odio di cui parlo non è rivolto specificatamente contro nessuno, è quella sensazione che provo quando vivo la mia vita e vedo cose che non riesco a capire. Per questo faccio film: tentare di comprendere l'incomprensibile.»
Kim Ki-duk


 Questo 2020, si è rivelato un anno veramente funesto per moltissime situazioni, sia sanitarie, sia economiche, sia storico culturali. Abbiamo perso nel giro di poco tempo molti pilastri, basta pensare a un mostro sacro come Gigi Proietti, oppure a Maradona in ambito sportivo. 

Oggi apprendo della morte di Kim Ki-duk, in assoluto uno dei miei registi preferiti, il primo che mi ha avvicinato davvero al cinema coreano. Un uomo che è riuscito ad affermare le sue qualità dimostrando sempre una spiccata qualità estetica, non a caso è nato come pittore. La sua morte a quasi 60 anni è l'ennesimo brutto colpo di un anno che pare non voler lasciare tregua.

Devo a questo uomo gran parte della mia sensibilità verso il cinema asiatico, appena ho potuto ho visto i suoi film al cinema e non mi ha quasi mai deluso, anche se, mi duole ammetterlo, negli ultimi anni l'ho un po' trascurato. 

Quando si pensa a Kim Ki-duk si menziona sempre Ferro 3 - La casa vuota, ma trovo che abbia fatto altri film di indubbio livello artistico. Se c'è una cosa che può consolare in questo momento è che forse ora verrà scoperto anche da molte altre persone, almeno lo spero.

In tal senso vi consiglio caldamente di cercare di superare lo scoglio dei ritmi dei film coreani, a noi occidentali possono apparire sovente lenti, un po' intricati, ma vi assicuro che, una volta entrati nel mood giusto, non ve ne staccherete facilmente. Ciò vi aiuterà anche nell'approccio con altri registi orientali; in generale tra i film migliori che ho visto nella mia vita ci sono sicuramente quelli coreani, e mi fa molto piacere che Parasite abbia portato a casa un Oscar come miglior film straniero, cosa che anni fa poteva apparire impensabile.

Non ho visto tutti i film di Kim Ki-duk, alcuni erano meno riusciti, ma molti sono dei classici e vanno riscoperti.

Oltre al già citato Ferro 3, permettetemi di consigliarvi qualche titolo: L'arco, Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera, Pietà (disponibile su Raiplay) , Soffio che ho recensito tanti anni fa proprio qui.

Avrei voluto scrivere di più di Kim Ki-duk, purtroppo mi ha spesso messo una sorta di timore reverenziale, non mi sono mai ritentuo all'altezza, ed è brutto doverlo citare in una circostanza tanto triste. Spero ovunque sia che possa continuare a "dipingere" i suoi bellissimi film.



Grazie di tutto Maestro.










mercoledì 16 settembre 2020

Inaugurazione mostra Amazing con intervista a Luigi Bona

 





Sabato 12 settembre sono stato all'inaugurazione della mostra dedicata alla Marvel: AMAZING a WOW Museo Del Fumetto a Milano.

Per un appassionato di fumetto davvero un'esperienza da non perdere. Stiamo parlando di una mostra per gli 80 anni della Marvel, con altrettante tavole originali prestate dai collezionisti con artisti del calibro di:

Jack Kirby, John Romita SR, Bill Everett, Neal Adams, John Buscema, Alex Ross, Claudio Castellini, e tanti altri.

Ci sono poi chicche come comics originali d'epoca quali Amazing Fantasy 15, dove è apparso la prima volta Spider-man nel lontano 1962, con tanto di autografo di Stan Lee.

Tra le tante chicche mi ha colpito una lettera scritta da Steve Ditko a un collezionista che lo aveva omaggiato con una copia de "Il piccolo Principe" in italiano, a dispetto delle dicerie sul suo conto mi è parso come il ritratto di un uomo umile.

Ho avuto poi la gradita opportunità di intervistare il direttore del museo: Luigi Bona, una persona di gran carisma e molto alla mano. Sono così venuto alla conoscenza del fatto che tanti oggetti non ci sono stati all'interno della mostra perché lo spazio è quello che è, da qui parte un mio consiglio: perché non variare l'esposizione tra un paio di mesi? Sarebbe anche un bel modo per incentivare le persone a tornare a visitare il museo.

Orari: da martedì a venerdì ore 15.00 - 19.00

Sabato e domenica ore 15.00 - 20.00

Lunedì chiuso.

Ingresso intero 5€/ridotto 3€

per info: www.museowow.it

Tel. 0249524744

N.B. Vi consiglio di prenotare la vostra visita, a causa delle misure anti Covid potreste trovare tutto prenotato.

In buona compagnia


Tavola di Jack Kirby


Per ulteriori approfondimenti vi lascio al mio video dedicato a questa splendida esperienza:




martedì 7 luglio 2020

The Last Of Us part II







Sono passati esattamente 7 anni da quando ho parlato del primo The Last Of Us.
Dopo aver finito il secondo capitolo di questa meravigliosa saga creata dai Naughty Dog, mi sono fatto tante domande, tra cui: cosa mi ha lasciato questo gioco? 
Uscito il 19 giugno 2020, gli sviluppatori ci hanno messo ben 6 anni di lavorazione per portarlo a compimento. I trailer hanno tratto a inganno i molti che si aspettavano un sequel canonico del primo capitolo, ma non tutto è come sembra.

Neil Druckmann, il direttore creativo della serie non si è accontentato di un sequel che riprendesse le caratteristiche del primo capitolo, non ha dato ai giocatori ciò che si aspettavano, ma ha sovvertito tutto il sovvertibile presentando un prodotto coraggioso come pochi nella storia di questo media.

Il coraggio, le prese di posizione, il cambiare le regole del gioco, portano spesso a risultati contrastanti. 
Nonostante la stampa unanimamente abbia promosso questo The Last Of Us 2 come il capolavoro della generazione su Playstation 4, moltissimi altri si sono schierati contro il lavoro svolto da Naughty Dog, ma come mai?

Tutta la violenza verbale che sto leggendo in queste ore verso il team creativo di The Last Of Us 2 fa pensare molto. Per chi non lo sapesse molti utenti si stanno scatenando contro gli sviluppatori di questo gioco a causa delle scelte prese con toni spesse volte molto pesanti e violenti. 
Eccovi qualche esempio dal twitter di Neil Druckmann:




La storia del gioco parla principalmente di vendetta, di inclusività, di accettazione, di dolore, di morte, di separazioni, di crescita, di perdono, di violenza, di empatia; la stessa che manca ai molti haters di questo sequel. Ciò è piuttosto beffardo.

Ci troviamo catapultati 4 anni dopo il primo meraviglioso capitolo, chi ci ha giocato ricorderà il peso della azioni di Joel, protagonista amatissimo nella saga, tanto da essere uno dei motivi principali dell'odio degli haters verso questo seguito. Ogni azione che compiamo ha un ruolo nelle nostre vite, pensare che un team di sviluppo acuto e sensibile come i ND potesse lasciar passare come se niente fosse determinate scelte sarebbe stato a mio modo di vedere poco creativo e stimolante.

Quindi abbiamo lasciato Joel con il peso di una scelta difficile ma comprensibile, umana: mettere davanti a tutto chi si ama, non importa il prezzo da pagare; a discapito di qualsiasi altra cosa ha mentito, ha ucciso, e snon si è mai pentito di averlo fatto.




Ellie, è cresciuta, fa giri di ronda per uccidere infetti, ha una cotta per un'amica, la sua omosessualità non è accettata da tutti nella sua comunità ma lei sa sicuramente farsi valere.
I segreti hanno un peso da portare, da reclamare, ed è difficile perdonare chi si ama quando ci ha mentito per tanto tempo, quando ci ha imposto una scelta che non condividiamo.

In tutto questo abbiamo chi ancora cerca riscatto: Abby, una soldatessa allenatissima con una forza fuori dal comune. Questo è il personaggio tra i più odiati e amati nel campo dei videogiochi. 
Basta pensare che chi le ha prestato la voce: Laura Bailey, sta ricevendo minacce di morte in queste ore sui social solo per averla doppiata. 

Questo è uno dei giochi, che chiamare così trovo riduttivo.
Videogioco da quando ero un bambino, dai primissini anni 80. Raramente ho provato sentimenti così forti, contrastanti, ondivaghi, per quanto riguarda un videogioco e la sua storia.
Per me The Last Of Us 2 è stata un'esperienza, qualcosa che ha trasceso il media. 
Mi sono commosso, ho provato rabbia, voglia di vendetta, ho capito, ho perdonato, ho sperato, ho sudato, ho sofferto. Questa si chiama empatia, questi personaggi che per molti sono solo pupazzi 3D mi hanno trasmesso tutti questi sentimenti, mi sono arrivati come un pugno nello stomaco ogni volta.
Intrippato come davanti alla migliore delle serie tv, mi sono trovato a spegnere a forza la PS4 nel timore di finire troppo presto questa esperienza, per fortuna, piuttosto longeva.




Da una parte capisco chi sta provando frustrazione verso i programmatori perché non gli hanno dato la storia felice che si aspettavano, il seguito che volevano. 
D'altra parte però non capirò MAI come si possa riservare tanta violenza verbale verso delle persone reali per una storia fittizzia, per personaggi di fantasia. Tutta ‘sta polemica poi perché il gioco non ha la storia che volevano in molti, una semplice ripetizione del primo, il classico seguito che fa leggermente maturare i personaggi quel tanto che basta da essere rassicurante per i più. Come se le azioni del precedente capitolo non avessero conseguenze.
I ND invece hanno spiazzato le persone creando qualcosa di totalmente inaspettato, di maturo, di spietato, ed ecco le critiche feroci. 

Tornando al gioco, come ho già accennato in precedenza, compie enormi scelte morali, coraggiose e inedite che non ti aspetteresti mai dal sequel di un videogioco. Raramente ho visto tanta violenza, rabbia, disillusione, espressività, libertà creativa, infatti lo sconsiglio caldamente ai ragazzi molto giovani, da noi è vietato ai minori di 18, ma sono regole che, soprattutto nel nostro paese, non vengono MAI rispettate come dovrebbero.

Ogni azione ha un peso, la violenza a un certo punto diventa quasi nauseante per il giocatore,  ogni uccisione è accompagnata da una sorta di senso di colpa che ti molla raramente durante la storia.

Il cambio di prospettiva dell'avventura a metà storia è stata una scelta molto contestata.
Non a tutti è piaciuto vestire i panni di Abby, per alcuni una forzatura innaturale. A mio avviso invece è il punto focale della storia, ti fa comprendere come non esistano buoni e cattivi ma punti di vista diversi dal nostro, ogni cosa è relativa. Questo atto di coraggio degli sviluppatori per me va premiato, e mi dispiace molto che non sia stato apprezzato da tutti.
Viviamo in un mondo restio al cambiamento, a parole lo vogliamo, ma a conti fatti lo temiamo, non è la comfort zone, ci destabilizza. Certo inizialmente anche io non ho sopportato il personaggio di Abby, ma ciò è voluto, se non si riesce a fare quello step in più avvicinandosi alla storia con la giusta apertura mentale si rimane relegati al passato, ancorati a: "non è ciò che volevo".

Ma quando mai poi si è visto un gioco con: 2 protagoniste lesbiche e una donna apparentemente mascolina ma etero. Si sovvertono punti di vista, convinzioni, convenzioni. Questo è The Last Of Us 2. 
Un "gioco" che va oltre il suo media, che sfonda la quarta parete, che ti tocca nel profondo lasciandoti spesso interdetto, senza via di uscita. 

La colonna sonora incalzante del premio Oscar Gustavo Santaolalla, ti preme nel petto, ti pulsa dentro tutta l'avventura. Le citazioni musicali si sprecano, dai Pearl Jam agli a-ah, scene già cult nel mondo videoludico.
La grafica spreme in modo incredibile l'hardware di PS4 settando nuovi standard. Ogni parola a riguardo sarebbe superflua. C'è uno studio maniacale dietro a ogni singola cosa, niente è lasciato al caso, raramente si riscontrano cali di tono, il level desgin è splendido, sfaccettato, multilivello, un passo avanti rispetto al precedente titolo. Certo si ha meno varietà di ambienti rispetto al primo, ma gli scorci che si vedono lasciano a bocca aperta, e alcune parti sono vera e propria poesia. Da segnalare poi che il tutto qui si svolge in 3 giorni, mentre il precedente compiva un viaggio della durata di un anno, ecco perché per taluni le ambientazioni possono essere meno varie, ma qui il focus sono soprattutto i personaggi e le loro azioni, i loro sentimenti, il resto è puro contesto.

Belli i flashback, mai ridondanti e sempre funzionali, alcuni particolarmente poetici e toccanti.
Il gameplay è stato migliorato e ampliato, ciò non significa che sia una vera rivoluzione rispetto al precedente ma compie un decisivo passo avanti. 

Capisco e comprendo che The Last Of Us part II possa lasciare attoniti, che possa anche non piacere, però da qui a criticarlo ferocemente a mio parere ce ne passa. Questo è uno di quei titoli che si ricorderanno anche tra molti anni, è innovativo, ha una forza dirompente incredibile, sovverte il concetto di bene e male, lascia il segno. Non è certo un mero esercizio di stile, e traccia una via per gli sviluppatori.

Forse per qualcuno potrà essere forzata tutta "l'inclusività" che si porta dietro, ma a quel qualcuno chiederei: hai giocato al primo capitolo? Ellie era già dichiaratamente gay, qual è il problema? 
Quanti giochi toccano questo tema? Io credo sia molto importante sdoganare certe tematiche. 
Sulle scelte narrative invece potremmo discuterne all'infinito, ogni grande storia ha pure i suoi espedienti narrativi dietro.

Questo gioco a mio parere, meriterrebbe di essere vissuto da tutti gli amanti dei videogiochi, e non solo, perché ha una capacità di raccontare e coinvolgere che raramente mi è capitato di vedere, non fatevi condizionare dalle critiche, godetevi questo viaggio senza preconcetti.

Sono molto curioso di vedere come sarà la mini serie HBO dedicata a The Last Of Us, Johan Renck risulta essere il regista dell'episodio pilota, ma per vederla purtroppo bisognerà attendere almeno il prossimo anno.

Vi lascio alla mia video recensione della Special Edition del gioco:





See you soon guys!

sabato 30 maggio 2020

Planet Robot Danguard la serie completa in DVD!







Danguard, è una delle serie anni '80 che più ho nel cuore: tanto è vero che il protagonista di questo anime si chiama Arin (in originale Takuma Ichimonji), e indovinate un po' da chi ho preso il nick name che uso da tempo immemore?

Unica serie robotica del grande Leiji Matsumoto, Danguard è un anime peculiare, che a suo modo ha saputo dare una spinta nella rivoluzione del genere. Quanti si ricordano gli estenuanti allenamenti a cui il "Capitano Dan" sottoponeva gli aspiranti piloti del Danguard? Ci vogliono più di dieci episodi solo per vedere il robot nella sua interezza per la prima volta! 
Cerca poi di differenziarsi da ciò che ha fatto prima Go Nagai con le sue serie proponendo una forma meno ripetitiva degli episodi, aggiungendo maggior continuity da un episodio all'altro.
Certo non mancano gli episodi filler, e una ripetitività tipica del genere. Indimenticabile l'apporto di Shingo Araki e Michi Himeno al character della serie.  
Da noi Danguard è stato un discreto successo, e il primo anime ad arrivare sulle tv private dopo che la RAI mandò in onda il ben più fortunato Goldrake.



Andando al cofanetto proposto da Yamato Video e Anime Factory, direi che siamo davanti a un prodotto di discreta fattura. Dieci DVD con tutta la serie di 56 episodi, più un libricino con artwork vari piuttosto interessante. 
Gradevole la resa video, con colori vivaci e generalmente ben saturi, alcuni episodi si presentano leggermente più sfocati, ma è una cosa fisiologica della pellicola originale, il quadro è sempre stabile e nitido.
Per quanto riguarda il doppiaggio italiano non è il massimo in quanto a resa sonora, l'adattamento si prende molte libertà per quanto riguarda i nomi dei protagonisti, ma generalmente è piuttosto fedele ai dialoghi originali a parte qualche eccezione dove viene proprio cambiato il senso delle frasi.
Ricordiamoci che siamo davanti a un prodotto uscito originariamente nel 1977, da noi nel '78, non possiamo pretendere chissà cosa. 
C'è comunque la possibilità di vedere la serie con sottotitoli fedeli ai dialoghi originali. Ottimi gli attori coinvolti, segnalo in particolare l'indimenticato Paolo Torrisi nei panni di Arin, il resto del cast è piuttosto di livello con interpretazioni molto convincenti, a parte le voci di contorno che sono molto scadenti. 
A proposito di doppiaggio, segnalo che l'episodio 30 ne presenta uno nuovo in quanto quello vecchio pare sia andato perso; per quanto mi riguarda le nuove voci sono sufficienti ma non hanno quella marcia in più che trovo abbiano le storiche, in particolare ho trovato la scelta di Pietro Ubaldi sul Dottor Galax piuttosto infelice, spero di potermi ricredere quando sentirò queste voci nei due cortometraggi su Danguard che ha da poco edito Yamato Video nella: Leiji Matsumoto - Cortometraggi Cinematografici 1977-1979.

Per ulteriori approfondimenti vi lascio la mia video recensione dal mio canale YouTube:




See you soon, guys!

venerdì 10 aprile 2020

Unboxing e recensione: Final Fantasy VII Remake Deluxe Edition



Finalmente il giorno tanto atteso è giunto: Final Fantasy VII Remake esce ufficialmente in tutto il mondo. Dopo ben cinque anni di attesa spasomica e decenni di fantasticherie su questa opera tanto amata entrata di prepotenza nell'immaginario collettivo di ogni Otaku che si rispetti.

Final Fantasy VII, gioco originariamente pensato per il glorioso Super Nintendo, col passare del tempo su Nintendo 64 e infine su Playstation, ha segnato un'epoca nel campo videludico, ha ispirato un film, romanzi, spin-off vari e le fiere sono invase da cosplayer ispirati ai suoi protagonisti.

Dopo decenni che si chiedeva a Square Soft, la casa produttrice di Final Fantasy, un remake siamo stati accontentati, senza lasciar tregua anche a polemiche, infatti molti non hanno apprezzato il fatto che il gioco sia stato diviso in capitoli, a detta dei produttori per approfondire aspetti diversi della storia. Questa infatti è la prima uscita di quella che molto probabilmente sarà una trilogia, anche se ancora non ci sono dati certi su quanti capitoli formeranno il titolo finale.

Presto per dire se questo remake sarà un successo o meno, sicuramente sta facendo parlare di sé e non lascia indifferenti.

Per l'occasione ho video recensito per voi la versione Deluxe del gioco, direttamente dal mio canale youtube.


See you soon guys!







giovedì 12 marzo 2020

11 consigli nerd ai tempi del coronavirus

Questo è sicuramente il periodo storico più complesso che abbia mai vissuto nella mia esistenza. 
Non avrei mai immaginato che ci potessimo trovare in una situazione simile.
Il mio pensiero più grande va alle famiglie colpite dal coronavirus, agli ospedali, ai medici, agli infermieri, ai commercianti,  Ciò nonostante penso che non si debba mai perdere la capacità di sorridere.
Le mie passioni mi hanno sempre salvato nei momenti più ardui della mia vita. 
Ho pensato a cosa potevo fare in questo momento per la collettività, oltre a salvaguardare me stesso e chi ho intorno, perché non fare un video con qualche consiglio? 
Ho così tante passioni e voglio continuare a condividerle con il mondo.

Questo vuol essere un monito soprattutto verso i più giovani che mi pare stiano prendendo questa situazione molto sotto gamba. 
Mi auguro che altri possano seguire il mio esempio, e già sono sicuro che stia accadendo. 
Ho pensato di aderire alla campagna: "#iorestoacasa", con un'altra: "#ionerdo". Cosa significa? Che si può viaggiare anche stando nella propria stanza! Lo faccio da una vita, provate anche voi!

Fermiamo il coronavirus restando con le nostre passioni! ❤️
Vi allego il video dove spiego meglio cosa intendo.

Sono sicuro che un giorno ricorderemo tutto questo solo come un lontano ricordo, nel frattempo dobbiamo fare il possibile per continuare a preservare i nostri sorrisi e le vite di tutti.

Vi abbraccio.



Moreno



venerdì 10 gennaio 2020

Curiosità e video recensione: Pinocchio di Matteo Garrone





Pinocchio, è una delle favole più famose di tutti i tempi, tra le più importanti opere letterarie di sempre.
Carlo Collodi, pseudonimo di Carlo Lorenzini, ha inizialmente realizzato la storia per un settimanale per bambini nel 1881 in modo quasi casuale e di malavoglia,  tanto che voleva interrompere il racconto già dopo l'impiccagione di Pinocchio ad opera del gatto e della volpe, furono le richieste dei più piccoli e del suo editore a indurlo a continuare un'opera che poi nel tempo è diventata un vero e proprio classico letterario.

La pellicola di Matteo Garrone è un grande di tributo d'amore all'opera di Collodi, non tutti la stanno apprezzando, sta infatti dividendo pubblico e critica,  tra chi lo ritiene un film terrificante (in tutti i sensi) e chi come me lo ha apprezzato. In calce trovate la mia video recensione, con alcuni approfondimenti e riflessioni su questa ennesima trasposizione filmica della favola di Pinocchio.
Aggiungo quindi 12 curiosità sul film di Garrone:


1) Matteo Garrone ha sempre sognato di fare qualcosa su Pinocchio, a 6 anni era solito disegnare il burattino di Collodi, arrivando in tenera età a creare un vero e proprio storyboard ispirato alla favola.

2) Il film è costato "soltanto" 11 milioni di euro. Attualmente ha incassato 14.033.503 euro.

3) Massimo Ceccherini, oltre a interpretare la volpe ha collaborato alla stesura della sceneggiatura.


Davide Marotta nello spot Kodak che lo ha reso famoso.

4) Il grillo parlante è interpretato da Davide Marotta, celebre per aver lavorato ad alcuni spot per la Kodak negli anni '80. Ha rifiutato di girare con Tim Burton nella Fabbrica di cioccolato nei panni di un Oompa-loompa. Interpellato da me a riguardo su Facebook, oltre a confermarmi la cosa mi ha riferito che non voleva allontanarsi dalla famiglia per lungo tempo (sigh).


5) A proposito di Tim Burton: Matteo Garrone nelle interviste afferma di essersi ispirato proprio al regista americano per le atmosfere del suo Pinocchio.

6) Roberto Benigni interpreta Geppetto, come molti sanno nel 2002 ha fatto un film dove vestiva i panni di Pinocchio, scherzosamente ha già detto che la prossima volta potrebbe fare la fatina. :)

7) Federico Ielapi, interprete di Pinocchio, si è già doppiato da solo anche nella versione inglese.

8) Sotto al trailer del film su YouTube, la maggior parte dei commenti entusiastici sono di utenti stranieri.


Teaser poster del film di Del Toro.

9) Guillermo del Toro, sta lavorando a una sua versione di Pinocchio per Netflix, pare che sarà in stop motion e ambientata negli anni '30.
Il Pinocchio di Enrico Mazzanti

10) Il punto di partenza per realizzare Pinocchio, sono state le illustrazioni di Enrico Mazzanti, celebre per aver lavorato alla prima edizione del libro di Collodi nel 1883.

11) Si è cercato di limitare il più possibile l'uso della computer grafica: il trucco prostetico, le maschere applicate agli attori, sono del celebre make-up artist Mark Coulier.  Per il trucco del protagonista, Davide Ielapi, ci sono volute sino a 4 ore al giorno.


Il Pinocchio realuzzato da Rambaldi per Comencini.

12) Il film viene spesso paragonato al serial televisivo: Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini. Non tutti sanno che il burattino per la serie è stato commissionato e rubato poi a Carlo Rambaldi, Eccovi la spiegazione della storia da parte del maestro Rambaldi in un'intervista a Repubblica del 2004
"La Rai mi affidò dei provini per realizzare il burattino", racconta l' autore ferrarese. "Ricordo che venne un uomo della produzione a trovarmi in officina. Non sapevo che fosse un ingegnere meccanico. Mi pose diverse domande sui procedimenti adottati e sui meccanismi. Poi non seppi più nulla. Dopo un po' un mio collaboratore mi spiegò che avrebbero dovuto dipingere Pinocchio. Mentre il "Radiocorriere" annunciava la messa in onda della prima puntata. Ovviamente non era il mio Pinocchio". Ed ecco il ricorso al tribunale. "Solo una perizia avrebbe potuto stabilire se il Pinocchio che la Rai stava per trasmettere era lo stesso concepito da me". In pratica, un vero e proprio plagio che alla fine si risolse con un' aliquota della produzione versata a Rambaldi. Altre informazioni a riguardo le potete trovare a questo link: QUI


Vi lascio alla mia video recensione tratta dal mio canale YouTube: