lunedì 15 novembre 2021

Nella mano di King Kong - Intervista a Daniela Rambaldi

Nel dolce abbraccio di Kong





Per un ex bambino degli anni 70 come me, la mostra a Cineteca Milano MIC dedicata a King Kong è un sogno che si realizza. Finalmente ho potuto vedere dal vivo la mano del King Kong del 1976, quel prodigio di tecnica valsa al nostro Carlo Rambaldi un Oscar.

La mostra si avvale della collaborazione con la Fondazione Carlo Rambaldi, ed espone così tante sue opere, tra cui, per la prima volta a Milano proprio la mano gigante di Kong.

L’esposizione si sviluppa su due piani: un excursus sulla figura di King Kong e dedica, in particolare, un approfondimento dell’opera svolta da Rambaldi per il film del 1976. 

Ho avuto modo di intervistare Daniela Rambaldi, una delle persone più gentili ed ospitali che abbia mai avuto modo di incontrare; con grande garbo si è dimostrata una padrona di casa eccelsa. Non potrò mai dimenticare questa esperienza, una delle volte in cui mi sono reso conto dell’umiltà dei grandi.

Il cinema dove ha lavorato Rambaldi fa parte del mio bagaglio culturale, uno dei primi film che ho visto in sala, se non il primo, è E.T L’Extra-terrestre, opera di Steven Spielberg a cui il nostro ha regalato una delle figure più iconiche del cinema mondiale.





Per saperne di più vi lascio al consueto video dal mio canale YouTube, grazie al quale apprenderete che tutta la collezione di Carlo Rambaldi è destinata a venire a Milano. 
Personalmente non vedo l’ora, e voi?


Cineteca Milano MIC
Visle Fulvio Testi 121
MM5 Bicocca
www.cinetecamilano.it

lunedì 8 novembre 2021

Freaks Out


 

Finalmente, dopo tanti rimandi e attese è uscito al cinema Freaks Out di Gabriela Mainetti, regista di Lo chiamavano Jeeg Robot

Quando il primo film si rivela un successo, per un regista è sempre difficile affrontare la seconda opera. Freaks Out ha poi avuto un tempo di gestazione molto lunga, vuoi per via della pandemia, vuoi per migliorarne gli effetti visivi. Uscendo dalla sala ci si rende subito conto del lavoro mastodontico compiuto da Mainetti e dal suo team, lontani dai cliché a cui ci ha abituati il cinema italiano.

Con un lavoro maestoso, immersivo e citazionionistico, Mainetti ci accompagna in una sorta di favola sulla diversità per mano, con attenzione e rispetto, sia per il cinema che per lo spettatore stesso. 

Freaks Out non è un film per tutti, è sbagliato intenderlo così, non è un’opera che cerca di piacere per forza. Si prende tempo, respira, pulsa viva intorno allo spettatore cercando di coinvolgerlo a tutti i livelli, visivi e sonori. Il casting è eccellente, gli effetti speciali di primo livello dimostrano ancora una volta che quando vogliamo non siamo secondi a nessuno. Un’opera riuscita, una lettera d’amore al cinema. Un film che vuole essere una sorta di spartiacque tra il primo e il dopo per la nostra cinematografia.

Mainetti osa, non si contenta di fare il compitino, vuole dare il massimo e sperimentare la sua idea di cinema a 360 gradi. 

Certo, a volte alcune scelte dei personaggi non paiono molto razionali, tipo perché un gruppo di Freaks dovrebbe volersi unirsi a un circo nazista? La sceneggiatura non si può dire perfetta, così come alcune scelte di montaggio e registico che ho trovato infelici, mi riferisco in particolare alla lunga battaglia finale.

Però si esce dalla sala contenti e saturi di buon cinema, con il cuore ebbro di emozioni e di speranze per il futuro. E questo è quanto di meglio si possa chiedere a un film italiano.

Concludendo, siamo di fronte a un altro centro per Gabriele Mainetti. Aspetto già con ansia il prossimo film di questo vulcanico regista. Un uomo a cui mi sento affine, e che ringrazio per ciò che sta dando al cinema italiano.

Se volete sapere altre mie considerazioni su Freaks Out vi aspetto sul mio video:👇🏻