"Anche se nella vita tu ci sei per tutti non è detto che tutti ci siano per te."
Maria Cristina Omes
L'efferato delitto di Motta Visconti di questi giorni mi ha scosso molto. Trovo simbolico ciò che è successo in una cittadina così piccola, così tranquilla. Viviamo in una società fatta di apparenza, di normalità, che tende a voler nascondere sotto strati di perbenismo, con una bella facciata, mostri, mostri con cui viviamo per anni, gomito a gomito, che guardiamo con occhi innocenti, con amore, senza conoscerli mai, se non quando è troppo tardi.
Arrivare a sterminare la propria famiglia per un infatuazione, per la libertà, perché ci si sente in gabbia, quando la vera gabbia è il proprio io, quando basta essere sinceri, prendere le distanze andarsene; essere uomini, prendersi le proprie responsabilità senza dover per forza distruggere ciò che di bello si è creato.Le modalità del delitto sono sintomatiche: l'assassino prima ha fatto "l'amore" con sua moglie, per poi sgozzarla senza pietà, su quello stesso divano dove poco prima aveva consumato il suo bestiale amplesso, ha tolto poi la vita ai propri figli mentre stavano dormendo, senza guardare mai la sua famiglia negli occhi, nel modo più vile, pianificando un folle piano senza senso e via di uscita. Amore e morte, una correlazione a cui ho pensato spesso. Nessuno può farci male quanto le persone che amiamo.
Dovremmo preoccuparci tutti meno delle apparenze, essere sinceri, vivere come vorremmo, liberi, anche a costo di mettere in pericolo la nostra apparente tranquillità, invece no, a volte scegliamo la via delle bugie, mentiamo talmente tanto che lo facciamo anche con noi stessi. sino a creare gli scenari più assurdi, compromettendo il nostro equilibrio, il prossimo, spesso in modo irrimediabile.
L'assurdo di una società, che ci permette di comunicare con chiunque in qualsiasi momento, ma in cui vige molta solitudine, tanta anaffettività, dove abbiamo difficoltà a rapportarci realmente con le persone, a parlarci guardandoci negli occhi, talmente siamo assuefatti dalla virtualità in cui siamo immersi.
Questa storia mi ha veramente addolorato, vuoi le dinamiche, vuoi il luogo a me così famigliare; a Motta ho infatti molti ricordi, mai avrei pensato di tornare a pensarci in circostanze così tragiche.
Sono particolarmente vicino alla cittadina di Motta Visconti, il mio cordoglio va alla popolazione e soprattutto alle famiglie colpite da questa immane tragedia. Il mio pensiero, le mie preghiere, vanno a tutte le vittime innocenti che ogni giorno vengono uccise, stuprate, umiliate da chi più dovrebbe tutelarle e amarle, in particolare a Maria Cristina Omes, e ai suoi figli, Giulia e Gabriele.
Noi uomini dobbiamo fare ancora tanto per poterci ritenere davvero evoluti, sino a che non troveremo la strada della verità, dell'amore, del rispetto, della comunicazione, non potremo mai essere liberi.
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