The Last Guardian, per i profani della materia significa poco questo titolo, ma per gli appassionati di videogiochi si parla di uno dei nomi più attesi di sempre, con una gestazione a dir poco ciclopica. Le prime informazioni su questo gioco risalgono addirittura al 2007. Il lavoro, inizialmente pensato per Playstation 3 è stato poi dirottato sulla 4 e ha subito una gestazione travagliata, fatta di rimandi, presunte cancellazioni ed è quasi un miracolo che sia arrivato a noi.
Dietro a questo gioco si nasconde il geniale Fumito Ueda, autore di opere iconiche come ICO e Shadow of Colossus su Playstation 2.
Fatta questa doverosa introduzione, voglio passare a parlarvi della storia del gioco:
Un ragazzo si sveglia in una grotta, accanto ha una sorta di enorme grifone, detto anche Trico; l'animale è incatenato, ferito e impaurito. Starà al protagonista conquistarsi la sua fiducia, in modo da poter uscire da quella grotta insieme a quello che diventerà un inseparabile compagno di avventure.
Potranno così aiutarsi, coadiuvandosi nel risolvere vari enigmi ambientali, arrivando a instaurare uno dei rapporti più vividi di tutta l'industria dei videogiochi.
Il gameplay è una summa dei precedenti lavori di Ueda, fondamentalmente un platform in cui ci si arrampica spesso sul grifone come sui colossi di Shadow per continuare, con enigmi ambientali simil ICO.
L'anima del gioco è Trico, qualcosa di assolutamente fuori parametro, mai vista in vita mia una creatura digitale tanto credibile ed emozionante, almeno nel mondo videoludico. Trico, è un insieme di vari animali, Ueda dice di essersi ispirato al suo gatto, ma a guardarlo bene a me ricorda un misto tra un cane, un felino, un topo, un rapace e non so che altro. So solo che questa summa ne fa un animale incredibile, dotato di un intelligenza artificiale tale da fartelo sembrare vivo.
Ho letto varie recensioni su questo gioco, e non mi trovo affatto d'accordo con chi critica l'intelligenza artificiale del grifone. Certo non esegue sempre al volo i nostri comandi, perché i nostri animali lo fanno? A me pare sin troppo obbediente. Certo qui stiamo parlando pur sempre di un'opera di intrattenimento, ma l'illusione di avere a che fare con un essere senziente su di me ha funzionato, sarà che ancora non ho perso la capacità di sognare? Cari recensori, capisco che per voi sia un lavoro, ma un'opera simile merita ben altro trattamento, va capita, va vissuta, senza la paturnia di doverlo finire in tempo per consegnare il vostro articolo.
Gioco ai videogiochi da quando ho 5 anni, da quando ho memoria, credo che non mi sia mai capitato di arrivare alle lacrime per un gioco, di provare così tanta empatia per i protagonisti, fatta eccezione per The Last of US, questo The Last Guardian è la vera sorpresa del 2016, per quanto mi riguarda un lavoro di una delicatezza rara, di una poesia incredibile che tocca davvero il cuore.
Il finale, è qualcosa di assurdo, toccante come pochi. Certo, rispetto alle altre opere di Ueda qui è spiegato quasi tutto, quando finiamo il titolo abbiamo praticamente tutte le risposte, anche troppe forse; personalmente a livello narrativo avrei lasciato qualcosa in sospeso, ma questa è una mia osservazione personale, che nulla toglie alla qualità finale del prodotto.
Tecnicamente si vede che siamo davanti a un lavoro travagliato, soprattutto il frame rate è molto ballerino, in particolare nelle fasi finali della storia, ed è un grandissimo peccato, spero in una patch risolutiva. Stiamo parlando di 30 frame al secondo, che sono il minimo sindacale, da questo punto di vista si poteva fare un lavoro di ottimizzazione migliore. Preciso che ho giocato su PS4 standard, su Pro so che i rallentamenti ci sono ma in misura molto minore, soprattutto a 1080P.
La telecamera è uno dei talloni d'Achille del gioco, soprattutto inizialmente è abbastanza fastidiosa, ha una strana latenza e tende a mettersi in punti dove si fa fatica a seguire l'azione, nulla di assurdo ma è un difetto da tenere presente. La grafica in generale è piuttosto pulita, molto da favola, in linea con le precedenti opere di Ueda; Trico, come ho già scritto è meraviglioso, un lavoro sublime, si possono notare peli che si muovono, piume, sangue, l'animale è pieno di animazioni spassose, provate ad accarezzarlo a lungo, lo vedrete crollare dal sonno, chicche su chicche.
Il ragazzo è stato criticato tanto per la sua realizzazione apparentemente sotto tono, ma personalmente lo trovo azzeccato, ha un cell shading davvero delizioso che lo fa apparire come se fosse uscito da un film di Miyazaki; le sue vesti si muovono continuamente e le animazioni sono superlative, da notare come strabuzza gli occhi quando è a contatto con il vento, come si appoggia ai muri, la sua camminata insicura, come si tiene le gambe dopo una caduta, certo forse avrei aggiunto l'animazione della camminata lenta, invece tra la corsa e la furtiva non esiste una via di mezzo, niente di tragico, ci si fa presto abitudine.
Le fasi platform non sono sempre semplici, complice la già citata telecamera, ma tutto sommato si affrontano senza eccessivi problemi. La prima parte dell'avventura è piuttosto lineare, diciamo che sino a metà è molto difficile bloccarsi, il gioco forse mostra sin troppi suggerimenti e viene fuori nella sua vera qualità nella sua seconda parte, dove prende letteralmente il volo, lasciandoci affrontare spazi più aperti ed enigmi più impegnativi. Il gioco ha una giusta durata, non ho cronometrato di preciso ma ci ho messo sicuramente meno di 15 ore perché ho preso il trofeo relativo, una durata ottima per il tipo di avventura. La rigiocabilità mi pareva esigua inizialmente, invece tra il fatto di poter sbloccare vesti per il protagonista e l'idea di collezionare tutti i trofei fa il suo.
Le musiche sono di Takeshi Furukawa, al suo secondo lavoro nell'ambito dei videogiochi, precedentemente ha lavorato per il cinema e la tv; ha fatto un bellissimo lavoro, facendo delle musiche molto ispirate. Ogni tanto ho sentito la mancanza di più musica all'interno del gioco ma Ueda ha imposto il numero delle note, che ha dalla sua ottimi suoni ambientali, si è voluto creare un'atmosfera riflessiva e meditativa limitando il più possibile la presenza della musica durante il giocato.
Questo è uno di quei titoli che ti rendono fiero di giocare ai videogiochi a 40 anni, un'opera che racconta dell'amore tra l'uomo e l'animale più di moltissimi altri media. Un'esperienza rara, una perla che sicuramente entrerà di diritto nella storia di questo medium.
Grazie Fumito Ueda, per averci creduto sino alla fine, ancora una volta ci hai mostrato che credere nel proprio lavoro ripaga sempre.
Ne approfitto per augurare un felice Natale e un buon anno a tutti i superstiti di questo spazio, e perché no, a chi passerà a leggere le mie impressioni su The Last Guardian. :)
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