domenica 18 dicembre 2016

The Last Guardian





The Last Guardian, per i profani della materia significa poco questo titolo, ma per gli appassionati di videogiochi si parla di uno dei nomi più attesi di sempre, con una gestazione a dir poco ciclopica. Le prime informazioni su questo gioco risalgono addirittura al 2007. Il lavoro, inizialmente pensato per Playstation 3 è stato poi dirottato sulla 4 e ha subito una gestazione travagliata, fatta di rimandi, presunte cancellazioni ed è quasi un miracolo che sia arrivato a noi.

Dietro a questo gioco si nasconde il geniale Fumito Ueda, autore di opere iconiche come ICO e Shadow of Colossus su Playstation 2

Fatta questa doverosa introduzione, voglio passare a parlarvi della storia del gioco:

Un ragazzo si sveglia in una grotta, accanto ha una sorta di enorme grifone, detto anche Trico; l'animale è incatenato, ferito e impaurito. Starà al protagonista conquistarsi la sua fiducia, in modo da poter uscire da quella grotta insieme a quello che diventerà un inseparabile compagno di avventure.
Potranno così aiutarsi, coadiuvandosi nel risolvere vari enigmi ambientali, arrivando a instaurare uno dei rapporti più vividi di tutta l'industria dei videogiochi. 

Il gameplay è una summa dei precedenti lavori di Ueda, fondamentalmente un platform in cui ci si arrampica spesso sul grifone come sui colossi di Shadow per continuare, con enigmi ambientali simil ICO.

L'anima del gioco è Trico, qualcosa di assolutamente fuori parametro, mai vista in vita mia una creatura digitale tanto credibile ed emozionante, almeno nel mondo videoludico. Trico, è un insieme di vari animali, Ueda dice di essersi ispirato al suo gatto, ma a guardarlo bene a me ricorda un misto tra un cane, un felino, un topo, un rapace e non so che altro. So solo che questa summa ne fa un animale incredibile, dotato di un intelligenza artificiale tale da fartelo sembrare vivo. 

Ho letto varie recensioni su questo gioco, e non mi trovo affatto d'accordo con chi critica l'intelligenza artificiale del grifone. Certo non esegue sempre al volo i nostri comandi, perché i nostri animali lo fanno? A me pare sin troppo obbediente. Certo qui stiamo parlando pur sempre di un'opera di intrattenimento, ma l'illusione di avere a che fare con un essere senziente su di me ha funzionato, sarà che ancora non ho perso la capacità di sognare? Cari recensori, capisco che per voi sia un lavoro, ma un'opera simile merita ben altro trattamento, va capita, va vissuta, senza la paturnia di doverlo finire in tempo per consegnare il vostro articolo.

Gioco ai videogiochi da quando ho 5 anni, da quando ho memoria, credo che non mi sia mai capitato di arrivare alle lacrime per un gioco, di provare così tanta empatia per i protagonisti, fatta eccezione per The Last of US, questo The Last Guardian è la vera sorpresa del 2016, per quanto mi riguarda un lavoro di una delicatezza rara, di una poesia incredibile che tocca davvero il cuore.

Il finale, è qualcosa di assurdo, toccante come pochi. Certo, rispetto alle altre opere di Ueda qui è spiegato quasi tutto, quando finiamo il titolo abbiamo praticamente tutte le risposte, anche troppe forse; personalmente a livello narrativo avrei lasciato qualcosa in sospeso, ma questa è una mia osservazione personale, che nulla toglie alla qualità finale del prodotto.



Tecnicamente si vede che siamo davanti a un lavoro travagliato, soprattutto il frame rate è molto ballerino, in particolare nelle fasi finali della storia, ed è un grandissimo peccato, spero in una patch risolutiva. Stiamo parlando di 30 frame al secondo, che sono il minimo sindacale, da questo punto di vista si poteva fare un lavoro di ottimizzazione migliore. Preciso che ho giocato su PS4 standard, su Pro so che i rallentamenti ci sono ma in misura molto minore, soprattutto a 1080P. 
La telecamera è uno dei talloni d'Achille del gioco, soprattutto inizialmente è abbastanza fastidiosa, ha una strana latenza e tende a mettersi in punti dove si fa fatica a seguire l'azione, nulla di assurdo ma è un difetto da tenere presente. La grafica in generale è piuttosto pulita, molto da favola, in linea con le precedenti opere di Ueda; Trico, come ho già scritto è meraviglioso, un lavoro sublime, si possono notare peli che si muovono, piume, sangue, l'animale è pieno di animazioni spassose, provate ad accarezzarlo a lungo, lo vedrete crollare dal sonno, chicche su chicche. 
Il ragazzo è stato criticato tanto per la sua realizzazione apparentemente sotto tono, ma personalmente lo trovo azzeccato, ha un cell shading davvero delizioso che lo fa apparire come se fosse uscito da un film di Miyazaki; le sue vesti si muovono continuamente e le animazioni sono superlative, da notare come strabuzza gli occhi quando è a contatto con il vento, come si appoggia ai muri, la sua camminata insicura, come si tiene le gambe dopo una caduta, certo forse avrei aggiunto l'animazione della camminata lenta, invece tra la corsa e la furtiva non esiste una via di mezzo, niente di tragico, ci si fa presto abitudine.  


Le fasi platform non sono sempre semplici, complice la già citata telecamera, ma tutto sommato si affrontano senza eccessivi problemi. La prima parte dell'avventura è piuttosto lineare, diciamo che sino a metà è molto difficile bloccarsi, il gioco forse mostra sin troppi suggerimenti e viene fuori nella sua vera qualità nella sua seconda parte, dove prende letteralmente il volo, lasciandoci affrontare spazi più aperti ed enigmi più impegnativi. Il gioco ha una giusta durata, non ho cronometrato di preciso ma ci ho messo sicuramente meno di 15 ore perché ho preso il trofeo relativo, una durata ottima per il tipo di avventura. La rigiocabilità mi pareva esigua inizialmente, invece tra il fatto di poter sbloccare vesti per il protagonista e l'idea di collezionare tutti i trofei fa il suo. 

Le musiche sono di Takeshi Furukawa, al suo secondo lavoro nell'ambito dei videogiochi, precedentemente ha lavorato per il cinema e la tv; ha fatto un bellissimo lavoro, facendo delle musiche molto ispirate. Ogni tanto ho sentito la mancanza di più musica all'interno del gioco ma Ueda ha imposto il numero delle note, che ha dalla sua ottimi suoni ambientali, si è voluto creare un'atmosfera riflessiva e meditativa limitando il più possibile la presenza della musica durante il giocato.

Questo è uno di quei titoli che ti rendono fiero di giocare ai videogiochi a 40 anni, un'opera che racconta dell'amore tra l'uomo e l'animale più di moltissimi altri media. Un'esperienza rara, una perla che sicuramente entrerà di diritto nella storia di questo medium.

Grazie Fumito Ueda, per averci creduto sino alla fine, ancora una volta ci hai mostrato che credere nel proprio lavoro ripaga sempre.








Ne approfitto per augurare un felice Natale e un buon anno a tutti i superstiti di questo spazio, e perché no, a chi passerà a leggere le mie impressioni su The Last Guardian. :)


sabato 1 ottobre 2016

Alla ricerca di Dory

"Zitto e nuota, nuota e nuota" 



Alla ricerca di Nemo è uno dei miei film preferiti in assoluto, è stato quello che mi ha davvero avvicinato alla Pixar, l'ho visto molte volte e sinceramente mai mi sarei aspettato un giorno di vederne un seguito. Noto che purtroppo ultimamente la Pixar vive abbastanza di rendita e propone spesso sequel, in ogni caso non potevo perdermi Alla ricerca di Dory al cinema, e così sia, a voi le mie impressioni.

Prima di tutto voglio parlarvi del corto che accompagna il film su Dory. si chiama Piper e narra le vicende di un piccolissimo uccello che deve imparare a procacciarsi il cibo. Onesstamente l'ho trovato un po' sotto lo standard a cui ci ha abituato Pixar, bello, molto puccioso ma non memorabile, tecnicamente invece è qualcosa di allucinante, in alcune cose praticamente fotorealistico, dalla sabbia, alla realizzazione dell'acqua, delle piume, qualcosa di impressionante. Diretto da Alan Barillaro, sicuramente farà storia per quanto riguarda la sua realizzazione che detta nuove vette nel campo dell'animazione digitale.

Un immagine tratta da Piper



Alla ricerca di Dory, è diretto e sceneggiato sempre dall'autore di Nemo, parlo di Andrew Stanton, quindi una garanzia di omogeneità nella storia. Da dire che nel primo film Stanton è stato coadiuvato da altri autori.
La trama in breve parla di Dory che, attraverso una serie di eventi, ricorda di avere dei genitori, al solito, impulsiva com'è, decide di andare a cercarli coinvolgendo Nemo e Marlin in quella che sarà una grandissima avventura, piena di colpi di scena, azione e pathos.

Il film in sè è una perla di animazione, bello, divertente, godibile, emozionante, c'è però un ma, siamo di fronte a un sequel che ha alle spalle un lavoro che ritengo praticamente perfetto, questo ripropone una formula molto simile, e non riesce davvero a stupire. Dirò di più, mi sembra un filo meno adulto rispetto a Nemo, dove vediamo sin da subito la tematica della morte toccata con una delicatezza incredibile. 

Qui abbiamo una Dory che è sempre lei, adorabile, smemorata e pasticciona, ma che a un certo punto ha un evoluzione quasi da super eroina, diventa talmente consapevole di sé stessa da diventare padrona di ogni situazione. Scusate, forse sono troppo critico verso questa pellicola, ma quando si toccano lavori a cui sono così affezionato lo sono per forza di cose.
Anche l'elemento del pericolo qui l'ho sentito molto meno presente, secondo me questo ha reso in qualche modo più scontata la storia.
L'introduzione di alcuni nuovi personaggi mi è piaciuta molto, in particolare il già famoso polpo con 7 tentacoli (uno in meno per difficoltà di animazione) Hank, ecco lui mi è piaciuto moltissimo, davvero ben caratterizzato è un personaggio davvero riuscito. Bello il suo percorso di crescita, classico, in puro stile Pixar.

Tecnicamente siamo su livelli altissimi, e non potrebbe essere diversamente, non si trova una texture fuori posto, un'animazione mal legata, l'acqua è splendida, hanno studiato la rifrazione della luce in ogni angolazione per riuscire in un tale risultato e si vede.
Una cosa che mi ha stranito nella nostra edizione è il doppiaggio, oddio è sempre di ottimo livello, ma 'sta introduzione di Licia Colò come voce narrante nell'istituto Oceonografico, bò, a me ha fatto sorridere, nell'originale ci sta Sigourney Weaver, voglio dì, vabbè, sorvoliamo.

La crescita è la chiave della storia, la consapevolezza di sé, la famiglia, la ricerca delle proprie origini, e infine la libertà.
Come al solito comunque la Pixar è bravissima ad amalgamare azione, con momenti sentimentali e di evoluzione dei suoi personaggi. Questo film sicuramente serve per farci capire il background di Dory, quindi non si può dire che sia un lavoro fatto giusto per far cassa, forse un po' troppi flashback, ecco come struttura alla lunga potrebbe risultare un po' stantia, però nel complesso devo dire che promuovo questo lavoro, seppur non mi abbia entusiasmato come può aver fatto uno Zootropolis, ma qui stiamo pur sempre parlando di un sequel. 
Su questo discorso continuo a pensare che la Pixar abbia bisogno di fermarsi un poco, stanno sfornando troppi seguiti. Temo Toy Story 4.
Tutto basta che non mi facciano un UP 2, o un seguito di Wall-E, non avrebbe proprio senso.

Con questo vi saluto, alla prossima!




P.S. Come al solito vi consiglio di restare in sala sino alla conclusione dei titoli di coda.

martedì 2 agosto 2016

Ghostbusters (2016)




Difficile per me parlare di questo reboot di Ghostbusters il film originale è tra i miei preferiti di sempre, tanto che ho avuto la fortuna di vederlo al cinema nel lontanissimo 1984; parliamo di un pezzo di cultura pop, di un cult senza tempo che ha segnato più generazioni.
Ammiro le persone coraggiose, fare un remake simile denota follia e coraggio, veramernte un'impresa titanica.
Questo film si è comunque attirato strali di polemiche sin dalle sue prime uscite, tanto che il primo trailer uscito su youtube è il video tratto da un film con più "non mi piace" nella storia del canale. Il cast tutto femminile, l'aver scelto di togliere rimandi alle precedenti pellicole, hanno fatto infuriare i fans, pronti a boicottare nel peggior modo la pellicola.
A me piace distinguermi, e soprattutto vedere prima di giudicare. Certo il mio entusiasmo nei confronti di questo film non è mai stato alle stelle, ma alla fine sono andato comunque a vederlo.

Il primo tempo è stato per me abbastanza traumatico, battute piuttosto dozzinali, personaggi caratterizzati così così, forzature, ho apprezzato gli effetti visivi, i rimandi alle vecchie pellicole, il cameo di Bill Murray, l'ost, Bill Murray, Bill Murray, Bill Murray. Emmh, cerco di ritrovare un po' di contegno, ma alla fine mi sono fomentato di più nello sperare di cogliere i cameo dei vecchi attori della saga piuttosto che nel seguire il film, che ha una trama piuttosto risibile, ma vabbè, questo accadeva anche nei vecchi episodi, soprattutto il secondo; il problema qui è la costruzione dei personaggi, il fatto che sono forzatamente ridicoli, grotteschi, cosa che ogni tanto mi ha urtato, altre volte mi ha strappato un sorriso di disperazione, chi era con me invece rideva, quindi magari sono io che sto diventando un vecchietto inacidito, opzione da non scartare a priori.
La seconda parte del film la trovo più riuscita della prima, forse ci si abitua anche al trauma di questi Acchiappafantasmi girl power, e a Chris Hemsworth ridotto a interpretare il segretario più idiota di sempre, e qui apro una parentesi: ma non si sarà un attimo esagerato? La segretaria dei vecchi capitoli, Janine (Annie Potts) era caratterizzata in ben altro modo.


I coraggiosi

Paul Feig, il regista, confeziona un esperimento che trovo riuscito in parte, siamo davanti a un pop corn movie senza pretese, che si lascia vedere a tratti, che potrà piacere soprattutto a chi non è cresciuto a pane e Ghostbusters. Onestamente avrei optato per una trama un minimo più sfaccettata, una caratterizzazione migliore dei personaggi, meno grottesca, spingendo più sul fattore horror, insomma bastava rimanere più fedeli allo spirito dell'originale.
Questo film ricalca il primo capitolo in molte cose, vede cameo quasi tutti i protagonisti della saga, offre qualche momento divertente, soprattutto sul finale, dove si fa apprezzare anche visivamente, ha una buona dose di autoironia, ma niente di più perché i pesonaggi sono decisamente troppo sopra le righe e non hanno il carisma necessario per far appassionare alla pellicola.

Si parla già di farne una saga ma dubito che questo capitolo possa fare breccia nel cuore del pubblico, anche perché so che al botteghino non sta andando benissimo, e in posti come la Cina è stato pure vietato.

Che dire, se volete passare una serata spegnendo il cervello, dimenticandovi dei vecchi capitoli dei Ghostbusters, dategli una possibilità, altrimenti lasciate pure stare che non ve perdete certo 'sto gran film.







p.s. se proprio dovesse capitarvi di vederlo rimanete in sala sino alla fine dei titoli di coda.

sabato 25 giugno 2016

MICHAEL JACKSON: INNOCENT





Mentre scrivo è la ricorrenza della morte di Michael Jackson, deceduto il 25 giugno 2009, sono passati quindi ben 7 anni da quel giorno che ha scioccato il mondo, e che ha cambiato così tanto la vita di molti. Ogni volta che si avvicina questa data escono notizie assurde su Jackson, quasi si volesse sfruttare l'onda mediatica, certo è che il buon Michael è sempre un argomento ghiotto per i media e che diffondere fandonie è una cosa piuttosto semplice oggi giorno.

Ultimamente i media hanno scritto che in casa di Jackson è stato trovato materiale pedopornografico nel 2003. Niente di più falso, questo è un reato federale, MJ avrebbe visto direttamente il carcere. Troppi si dimenticano che il 13 giugno 2005, Michael Jackson è stato assolto da ben 14 capi di imputazione. Che l'FBI stessa ha indagato anni su Jackson senza trovare uno straccio di prova a dimostrare le sue presunte tendenze illecite nei confronti dei bambini.
Qui info più dettagliate:




In rete si può trovare la lista delle cose che sono state trovate in casa Jackson nel raid a Neverland del 2003 da parte della polizia di Santa Barbara, più che che libri di nudi artistici, o riviste come Hustler non hanno trovato. In ogni caso a seguito di tutto ciò la polizia dichiarò:


Anche se in inglese credo sia chiaro per chiunque, in ogni caso per quei due o tre che hanno dubbi:"nessuno del materiale contenuto in questi libri può essere considerato pornografia con bambini". Eppure, eppure i media continuano a mentire spudoratamente. I giornali italiani sguazzano in certa accozzaglia e hanno pubblicato più e più articoli a riguardo, addirittura anche quando è arrivata la smentita dalla stessa polizia californiana che lavorò al caso Jackson.

Per fortuna qualche testata da noi ha fatto chiarezza, a questo proposito vi linko l'articolo di Panorama che spiega molto bene la situazione: http://www.panorama.it/musica/michael-jackson-la-verita-sui-file-del-computer/

Esiste una sorta di ostinazione da parte dei media nel voler distruggere Jackson, lo hanno fatto da vivo, lo stanno facendo da morto. Certo è che tutte queste cose insieme mi puzzano. Voglio accennarvi anche di quel simpaticone di Sean Lennon, amico di Jackson negli anni '80, lo ha difeso più volte ed è famoso più che altro per essere figlio di John e per aver partecipato al film "Moonwalker" con lo stesso Michael. Bene, proprio a inizio mese ha fatto uscire un video musicale, la canzone si chiama Bubble Burst, lui ne parla come se fosse arte, a me pare proprio spazzatura, aprezzo giusto la parte in stop motion, :
A Sean Lennon  sono arrivate molte critiche dopo aver fatto uscire questo video diretto da Les Claypool, lui si è difeso dicendo che Michael era bizzarro e molto solo, che lui ha voluto descrivere tutto questo sotto forma di parodia e arte, mi domando se fosse così placido se qualcuno facesse la stessa cosa con suo padre. Lo trovo di un cattivo gusto allucinante, seriamente disturbante. Tra l'altro ho dato un'occhiata al Facebook del signor Lennon e noto che è tutt'altro che misurato nelle sue argomentazioni, per chiunque volesse farsene un'idea: https://www.facebook.com/seanlennon/posts/10154194082464431?__mref=message
Alcune risposte degli utenti sono stupende, ma in particolare vi voglio segnalare questa di una ragazza italiana che mi ha fatto morì:


Qualcuno forse si starà chiedendo perché ho fatto questo post. 
Bene, questa è la mia piccola difesa a un uomo che mi ha dato tanto, che da ragazzo mi ha aiutato con la sua arte, la sua presenza, che è stato ucciso da un mondo che non ha saputo apprezzarlo in pieno, e da un dottore incosciente, vogliamo uccidere anche la sua memoria? Sono stanco di leggere queste cazzate, non è possibile nel 2016 mostrare tanta ignoranza. 
Informatevi, il processo del 2005 è stato una farsa, non c'erano prove concrete, non vi era NULLA, solo un procuratore distrettuale livoroso, Thomas Sneddon, e la voglia di trovare per forza un colpevole, perché strano, perché diverso. 
Una sorta di caccia delle streghe ben documentata nel libro "Michael Jackson Il Complotto" di Aphrodite Jones. Visto che è fuori catalogo potete dare un'occhiata anche alla pagina wiki sul processo: https://it.wikipedia.org/wiki/Processo_a_Michael_Jackson 
cercate in rete, documentatevi, non fermatevi.

"Il pregiudizio è ignoranza", "solo perché lo vedete in tv o lo leggete su un giornale non significa che sia vero". Andate oltre il muro. Michael Jackson ci ha insegnato ad abbattere le barriere, raziali, culturali, noi oggi giorno siamo ancora chiusi in un provincialismo disarmante, non stiamo imparando niente dalla storia. Mi rincuora che le falsità hanno vita breve, miti come quello di Jackson vivranno per sempre.

Ciao Michael, non guardare troppo a noi e grazie per ciò che ci hai donato.



mercoledì 18 maggio 2016

Uncharted 4 - La fine di un ladro






I Naughty Dog, tornano su Playstation 4 con il loro titolo di punta, Uncharted, in quello che sembra essere il capitolo definitivo di una saga che è iniziata su Playstation 3 ormai 9 anni fa.

La storia ci presenta un Nathan Drake ormai ritirato dalla vita dell'avventuriero, sposato con la sua bella Elena ha messo da parte le velleità da esploratore, ma c'è un ma, il destino saprà riservargli una sopresa inaspettata e lo costringerà a tornare sui suoi passi per un'ultima emozionante avventura.

La storia di per sé non brilla per originalità, e la sceneggiatura non l'ho trovata proprio solidissima, ma la trama non è mai stata un punto di forza della saga di Uncharted, ma più un pretesto per divertirsi; non mancano i momenti toccanti e amarcord sulla serie, con qualche colpo di scena ad arricchire il tutto. Sul lato ludico qui abbiamo un innalzamento di tutte le caratteristiche che hanno reso famosa la serie. Prima di tutto l'acting dei personaggi è sopra ogni paramentro presentato sino ad oggi dal mercato videoludico; la storia ha tratti molti più seriosi rispetto al resto della saga e approfondisce meglio i rapporti tra i vari personaggi, sicuro deve molto al meraviglioso The Last Of Us, anche se non si raggiungono mai i toni dark e profondi di quel titolo, che a mio parere rimane la punta di diamante del lavoro dei Naughty Dog.

Le meccaniche di gioco vengono qui ampliate, sia con l'uso di alcuni gadget come il rampino, o la fune, sia per il fatto che spesso si possono usare dei mezzi per spostarsi, vedi la Jeep o la moto, merito anche di aree di gioco molto più grandi rispetto agli altri capitoli della saga.
Le fasi platform sono state rese più preponderanti a discapito delle sparatorie, forse sin troppo, e lo scrive uno che non ama particolarmente gli shooter, da dire che qui il gunplay è stato decisamente migliorato, risultando così più responsivo e divertente del solito. Le fasi stealth non mi hanno fatto impazzire, sono una piacevole aggiunta, il fatto di potersi nascondere nell'erba alta ci sta e arricchisce l'esperienza, ma trovo che da questo punto di vista si poteva fare qualcosa di meno abbozzato; un cambiamento nel gameplay lo abbiamo nel sistema di lock on dei nemici, che ora hanno anche una sorta di triangolino sopra la testa, una volta riempito indica che ci hanno individuato, tutte cose che ho disabilitato nella mia run, non amo avere questo genere di indicazioni sui nemici circostanti, preferisco basarmi sul mio udito. I combattimenti corpo a corpo li ho trovati un po' troppo semplicistici, ma rinangono divertenti, soprattutto perché ora si possono fare delle combo in coppia.



Pazzeschi i dettagli a cura di Yibing Jiang


Parlare del lato artistico di questo gioco è molto difficile, nessuna mia parola potrebbe descriverne la bellezza, siamo davvero davanti allo stato dell'arte videoludico, raramente ho visto tanta magnificenza. Le locations sono quasi tutte meravigliose e ispiratissime. Tecnicamente siamo di fronte a qualcosa di inedito per il mercato console, fuori parametro davvero, in molti punti sembra di guardare un film Pixar da tanto è alta la qualità dei dettagli presenti a video; non a caso tra gli artisti che hanno lavorato a questo titolo c'è Yibing Jiang, già vista a lavoro su varie cose Disney Pixar. Tutto risulta vivo, omogeneo, coerente, tanto che si ha la sensazione di vivere veramente la storia, questo porta una grandissima immersività, merito anche di fasi esplorative molto più lunghe del solito, (rispetto alla saga di Uncharted). Ci sono pochissimi filmati perché tutto il resto è raccontato con la grafica in game, ed è strabiliante ciò che i grafici di Naughty Dog hanno svolto su questo titolo.
I personaggi sono dettagliatissimi, il motion capture perfetto, le animazioni splendide, i protagonisti appaiono vivi, espressivi, sudano, si sporcano, si bagnano, la recitazione risulta così splendida come non mai; la vegetazione, la resa delle superfici, l'acqua, le luci, qualcosa di fuori parametro destinato a essere un nuovo standard a cui tutti ora devono per forza guardare. Per capirci meglio vi lascio questo link, potrete vedere l'enorme lavoro svolto dai ND su questo titolo, e l'incredibile livello tecnico raggiunto. Mi raccomando, è un po' spoleroso di alcune locations, quindi guardatelo a vostro rischio e pericolo: QUI



Uncharted 4 è praticamente inattaccabile dal punto di vista tecnico, gira a 1080P, 30 frames al secondo per la campagna principale, e 60 frames al secondo per il multiplayer, penso che fare di più su Playstation 4 sia impossibile. I punti dolenti per quanto mi riguarda arrivano dal punto di vista del gameplay, alcune meccaniche sono state riprese da The Last Of Us, vedi il fatto di aiutarsi con una cassa per arrivare alle alture, ma qui diventa veramente ridondante, complice anche una lunghezza di gioco insolita per la saga; a difficile ci ho messo più di 25 ore a finire questo titolo, e ok sono stato davvero lungo visto che ho speso molte ore fermo ad ammirare la natura intorno a me alla ricerca di tesori e di nuove vie, ma ciò rende per forza un po' ripetitive alcune idee strutturali che a mio avviso andavano riviste meglio. Le fasi platform sono un po' meno pilotate del solito, e questo mi ha fatto piacere, ma ancora non sono il punto di forza del titolo, ottimo l'uso del rampino e soprattutto dei mezzi per spostarsi nelle grandi aree di gioco.

Dal punto di vista audio il lavoro svolto è magistrale, sia per quanto riguarda gli effetti sonori, che raggiungono un livello di campionatura e di 3D stupefacente, sia per quanto riguarda le musiche di Henry Jackman, autore già visto in film come Captain America: Civil War, X-Men: First Class e Big hero 6. Segnalo l'ottimo doppiaggio italiano, di alto livello, a parte le voci di contorno nel quadro ambientato ad Amalfi, in particolare adoro le voci dei protagonisti: Matteo Zanotti (Drake) Loretta Di Pisa (Elena), e Giovanni Battezzato (Sully) anche se ovviamente quello originale rimane sempre da preferire.

Questo gioco butta giù un altro tassello per avvicinare il cinema al videogioco, infatti questo titolo va oltre l'esperienza videoludica, diventa quindi un tipo di viaggio totale, un unione incredibile tra media che raggiunge vette altissime. Anche le famose fasi scriptate, che sono sempre state un marchio di Naughty Dog, qui sono state molto limitate, le scene di distruzione tipiche della saga usate in modo parsimonioso, il risultato è stupefacente; memorabile un inseguimento che ci vede prima attaccati a un camion tramite una corda, poi sopra lo stesso camion, e infine su una moto, qualcosa di stupefacente, sia tecnicamente sia ludicamente.
Molti hanno descritto l'inizio di questo gioco come "lento", non hanno capito che l'inizio non è altro che un lungo prologo e che questo titolo non vuole sballottarci solo con effetti speciali, ma lasciarci la calma di esplorare, di assaporare un'avventura straordinaria che una volta finita non può che, in qualche modo, arricchirci, come può fare un buon libro o un bel film.

Onore quindi a Naughty Dog per aver cercato nuove vie, per non aver proposto un titolo uguale a sé stesso, osando dove pochi possono arrivare, complice un investimento economico senza precedenti e uno sforzo globale di anni e anni di lavoro. Certo personalmente avrei osato di più sul finale, in tal senso, a mio avviso manca qualcosa, avrei dato una maggior virata drammatica al tutto; altra cosa, a volte ho trovato il gameplay un po' troppo da casual gamer, vedi l'icona della fune che si può disabilitare solo una volta finita la prima run.
Da notare che il gioco sarà supportato sino al 2017, dovrà uscire infatti un DLC sul single player e mappe gratuite per il multiplayer, parte che non ho potuto testare perché mi è scaduto l'abbonamento al Playstation Plus.

Uncharted 4, chiude, probabilmente, in modo definitivo, quella che è una delle saghe più belle mai apparse nel mercato videoludico, se possedete una Playstation 4 questo è un titolo che dovete assolutamente giocare, vivere, se non ce l'avete, questo gioco è un buon motivo per comprarla.





sabato 14 maggio 2016

10 anni




Quando ho aperto questo blog uscivo da poco da un evento molto traumatico come la perdita di mio padre. Sono passati dieci anni da allora. Ho iniziato a scrivere su queste pagine per fuggire dal dolore, per cercare di superare.
Sono successe così tante cose in questi anni, nel frattempo ho dovuto affrontare tante perdite, tra cui la più dura, quella di mia madre, perdita che mi ha stravolto la vita; certo mi pare impossibile che sia passato tanto tempo.

Penso a chi ho avuto vicino, alle persone che sono rimaste - praticamente nessuno a parte la mia famiglia - , alle esperienze che ho accumulato, all'uomo che sono oggi e che vorrei essere. Ma penso soprattutto a te Papà, niente riempirà mai il tuo vuoto; mi chiedo spesso se sei contento di me, lo so, potrei fare di più ma ce la sto mettendo tutta.
Questo blog è nato come un atto d'amore e non avrei mai pensato di portarlo avanti, tra alti e bassi, per ben 10 anni. Quando non scrivo qui mi capita di sentirmi in colpa, questo posto ne ha viste troppe per lasciarlo andare al suo destino.
Ringrazio le persone che nonostante tutto mi sono vicine, quelle che se ne sono andate, quelle che mi hanno deluso, quelle che ho ferito mio malgrado, ringrazio tutti voi perché mi avete insegnato, nel bene e nel male, ciò che voglio e non voglio essere, ma più di tutti ringrazio te Papà, per avermi mostrato cosa vuol dire essere uomini, per essere rimasto, sino alla fine, un esempio di rara rettitudine e di forza morale.

Ciao Pa'.

giovedì 28 aprile 2016

Sarah's Scribbles: Crescere che palle!

Sei una persona unica e speciale? Ti affidi ai social, per diventare famosa? Pensi che diventare grande sia una sfida entusiasmante, e ti senti prontissima ad affrontarla? Per carità! Stammi lontana!



Bene, bene, bene, rieccomi qui. Una vita che non aggiorno il blog, purtroppo ho avuto varie vicissitudini, tra cui il PC in assistenza.

Torno con un post sul fumetto Sarah's Scribbles, striscia di culto, attualmente pubblicata da noi dall'editore Becco Giallo, con il titolo di "Crescere, che palle!"

Ma di cosa stiamo parlando di preciso? Dal blog dell'editore italiano vi incollo queste info:

Sarah’s Scribbles è una striscia a fumetti di enorme successo, creata dalla giovanissima artista di Brooklyn Sarah Andersen, che racconta la quotidianità di una ragazza in procinto di diventare adulta un po’ controvoglia e un po’ non vedendone l'ora. Sarah’s Scribbles è un sito, una pagina Facebook seguita da più di 550.000 persone, con anche una traduzione italiana a cura dei fan su un tumblr dedicato e una pagina seguita da più di 120.000 profili.

Eccovi qualche striscia:





L'opera è molto indirizzata a un pubblico femminile, ma in realtà è perfettamente godibile anche per un ragazzo, infatti a me il libro ha davvero divertito. L'unica pecca è che crea dipendenza, quindi lo leggerete in pochissimo tempo; sinceramente avrei fatto il volume più corposo, 111 pagine sono pochine per questo genere di lettura, mi sarei assestato almeno sulle 200, ma così ha voluto l'autrice visto che è la stessa lunghezza del libro originale.

Plauso per Becco Giallo per aver portato in Italia quest'opera, e non solo, proprio oggi ho potuto incontrare l'autrice di queste divertentissime strisce a Milano: Sarah Andersen, gentile, disponibile e assai carina, cosa che non guasta mai. Eccovi la foto dell'evento:


Tralasciando che sono venuto una ciofeca, ho notato anche che la Andersen ha dedicato un post sul suo blog alla sua vacanza italiana, ed è stato piacevole per me vedermi sul suo sito:

http://sarahcandersen.com/


Concludendo, consiglio la lettura delle strisce Sarah's Scribbles perché sono davvero divertenti.
Ringrazio Sarah Andersen per la gentilezza e la libreria Hoepli per l'ospitalità.
Potete acquistare il volume al seguente indirizzo: QUI

giovedì 18 febbraio 2016

Lo chiamavano Jeeg Robot



"Io solo una cosa voglio sapé…ma tu chi cazzo sei?!?"




Ieri sera ho avuto la fortuna di vedere in anteprima Lo chiamavano Jeeg Robot, e finalmente posso dire la mia su questo film che tanto ho atteso. Dopo aver letto molte recensioni, dopo molto parlarne, ho sentito veramente il bisogno di farmi una MIA idea su questo lavoro.

Premetto che la serata è stata molto bella, sono intervenuti sia il regista, Gabriele Mainetti, che il protagonista del film, Claudio Santamaria, hanno detto cose interessanti ed entusiaste sul loro lavoro, mi è dispiaciuto non essere riuscito a scambiarci manco una parola.
Andiamo al sodo, la storia parla di un ladruncolo, tal Enzo Ceccotti, uomo che vive di espedienti nell'apatia totale in un rudere a Tor Bella Monaca. Un giorno, mentre scappa dalle forze dell'ordine, si tuffa nel Tevere per nascondersi e cade per errore in un barile di materiale radioattivo. Questo lo porterà ad avere dei poteri sovrumani, e a pensare di usare queste nuove potenzialità per arricchirsi. In tutto questo abbiamo una Roma degradata, dove avviene una lotta per il comando della città tenuta in pugno da malavitosi senza scrupoli. Abbiamo poi Alessia, una ragazza con seri traumi psicologici che si aggrappa al famoso anime Jeeg Robot per evadere dalla routine, tanto da arrivare a confondere realtà e fantasia identificando Enzo in Hiroshi Shiba.


La pellicola ti fa entrare in questo mondo tutt'altro che patinato, una sorta di neorealismo molto crudo, in cui il linguaggio, le azioni, non sono mai artificiose, ti viene sbattuta in faccia una realtà pesante da digerire. Per fortuna vi è anche un lato comico a stemperare tutta questa crudezza.
Enzo, è un uomo totalmente disinteressato al prossimo, un uomo che vive alla deriva, senza nessuno stimolo, non certo il classico prototipo dell'eroe, sarà l'amore a dargli una strada, un'identità, una via.
L'interpretazione di Santamaria la trovo perfetta, non doveva dire di più, fare di più, totalmente calato nel personaggio ha dovuto sostenere ben tre provini per avere questa parte e ingrassare 20 kg; ho adorato anche le finezze, come il suo modo di correre, così meccanico, così simile a quello di Jeeg. 
Mi ha colpito l'interpretazione di Ilenia Pastorelli, (Alessia) qui al suo esordio cinematografico, se queste sono le premesse direi che ha davanti una bella carriera. Ha dato sfaccettature al suo personaggio, e mi ha coinvolto emotivamente, sua la parte che mi ha commosso di più.
Oh, ma qui abbiamo anche un villain decisamente degno di nota, il Joker de noantri alias Lo Zingaro, interpretato da un Luca Marinelli da applausi. A parte che ha un personaggio caratterizzato benissimo, sono sue le scene più memorabili per me, c'è un combattimento di gruppo, in particolare, che ho trovato geniale, sia per come viene svolto, sia per l'interpretazione e il taglio registico che gli hanno dato, molto "Tarantiniano". Per me solo questa parte vale il prezzo del biglietto. Un attore molto promettente che spero di rivedere spesso al cinema.
Questo trittico regge il film, niente da fare, è qui che si focalizza l'attenzione della storia. Sullo sfondo abbiamo una Roma nel pieno dei tumulto di attacchi terroristici non ben identificati, che ci rimanda tristemente a fatti attuali molto recenti. 



Ho visto tantissime citazioni in questo lavoro, da Andrea Pazienza, ai manga, per passare dalla Marvel e alla DC. Un lavoro enorme, fatto di anni e anni di preparazione. Il film funziona tantissimo, e vi consiglio caldamente di andarlo a vedere senza remore. La sceneggiatura è solida, Nicola Guaglianone e il fumettista Menotti hanno fatto un lavoro encomiabile.
Gabriele Mainetti ha tutta la mia stima, non solo come regista, (qui ha firmato anche le musiche insieme a Michele Braga) ma anche umana, per aver portato avanti un progetto di tale portata investendoci per primo soldi, passione, tempo, ci ha regalato così una perla rara.

L'amore che trasuda per l'opera di Nagai è immensa. 
Qui dove aprire una parentesi, dovete sapere che da molti anni amministro una pagina su Jeeg Robot, la cosa che più mi scrivono è:
"questo film non ha niente di Jeeg, come si sono permessi di specularci sopra".
Bene, vi sbagliate, vi assicuro che Jeeg è lo scheletro del film, è la motivazione che spinge due dei protagonisti a cambiare, a essere migliori. Come se fosse un faro, un esempio di vita.
Voglio aggiungere che in alcune scene si vedono proprio immagini tratte dal primo episodio di Jeeg, e mi è dispiaciuto tantissimo sentire un rifacimento al posto della sigla originale di Fogus, oltre che il doppiaggio storico, la mancanza di voci come quella di Romano Malaspina e di Emanuela Rossi è rilevante, sicuramente c'è stato qualche inghippo con i diritti d'autore ed è un vero peccato.
Altra domanda che leggo spesso è: "hanno pagato i copyright a Go Nagai per fare questo film?" Andate in sala, aspettate i titoli di coda e lo saprete. Chiudo la parentesi "Jeegofila" perché è doveroso chiarire che questo non è un film su Jeeg, ma ne incarna l'anima. Ne è un bellissimo tributo. Per favore guardate questa pellicola con questo in testa, senza pensare continuamente al cartone che ci ha cresciuti, senza aspettarsi componenti o Big Shooter. 

Devo segnalare che che c'è qualcosa che non ho gradito, non so se sia stata colpa della sala dove ho visionato la pellicola, l'audio non era il massimo, ma in alcuni passaggi ho fatto davvero fatica a intuire i dialoghi, colpa di un dialetto, romano e napoletano, molto forte in alcune scene. Eppure Roma è stata un po' la mia seconda casa per molto tempo, ma niente, questa cosa non l'ho riscontrata solo io, ma pure un amico romano che era con me. Avrei alleggerito la parte dialettale, ok che il film va contestualizzato, ci sta benissimo, ma dopo un po' diventa "pesante". Non me ne voglia nessuno. Poi voglio capire se è stato un problema della sala e mi riservo di rivedere la pellicola quanto prima.

Belle le musiche, in particolare la cover della sigla di Jeeg cantata da Santamaria nei titoli di coda, senza dimenticare le hit cantate dallo Zingaro/Marinelli, che spaziano dalla Berté alla Oxa e l'ottima fotografia.
Gli effetti speciali sono molto buoni, si perdono forse un pochino nel finale, ma niente di tragico.

Comunque sia sono entusiasta di questo lavoro. Mainetti, dopo vari corti apprezzabilissimi, esordisce alla regia cinematografica con il botto. Gli sono grato per aver portato un lavoro di tale caratura, con una tale contemporaneità nel nostro paese, tutti dovremmo esserlo. 
Finalmente qualcuno ha dato voce alla generazione "Bim Bum Bam", come la chiama lui. Fatevi un favore, siate scevri da pregiudizi, andate a vedervi Lo chiamavano Jeeg robot, non ve ne pentirete. 







lunedì 25 gennaio 2016

Creed - Nato per combattere



Rocky Balboa torna dopo quasi 10 anni per accettare una nuova sfida, allenare il figlio del suo rivale più valoroso: Apollo Creed.
Questo film è arrivato inaspettatamente, nemmeno lo stesso Stallone si aspettava più di tornare a indossare i panni del suo personaggio più iconico; è stata la caparbietà del giovane regista Ryan Googler a convincere l'attore a interpretare ancora Rocky.
La trama è piuttosto semplice, e in qualche modo ricalca il primo grande film della saga nata ormai 40 anni fa.
Stallone probabilmente sfodera una delle sue interpretazioni migliori di sempre, non a caso gli è valsa un Golden Globe; nonostante un viso che ormai somiglia sempre più a una "maschera" riesce a essere molto comunicativo, è un Rocky che non si prende sul serio, un uomo rassegnato, che trova nel suo giovane pupillo la fiamma per tornare a vivere. Questo è il primo capitolo della saga che non vede il coinvolgimento di Sly alla regia o alla sceneggiatura, e sapete che vi dico, era ora!
Il film riesce a essere fresco, nonostante il franchise sia stato sfruttato all'osso, si sente la passione che ci hanno messo per mettere insieme questo lavoro. Nonostante la vena drammatica della sceneggiatura ho apprezzato molto le parti più ironiche della pellicola.
Parlando delle interpretazioni degli altri attori, ho apprezzato Michael B. Jordan, (Adonis Creed) un credibile pugile, e buon erede di Apollo, atleticamente niente da dire, peccato non mi sia sembrato particolarmente carismatico, forse perché mi viene naturale fare un confronto diretto con Carl Weathers. Ho adorato Phylicia Rashad, chiamata qui a interpretare la vedova Creed. Segnalo anche la splendida Tessa Thompson, attrice emergente dalla bellezza sfolgorante.

Il film ha un buon ritmo, momenti toccanti, e dialoghi piuttosto profondi che ho apprezzato.
C'è anche un piccolo cameo di Sage Stallone, il figlio di Sly scomparso prematuramente nel 2012, compare in una foto che lo ritrae giovanissimo insieme al padre, da notare che il compianto attore appare anche in Rocky V interpretando, anche nella finzione, il figlio del pugile italo americano.

La regia mi è piaciuta, anche se in alcune scelte didascalica, nei match a volte risulta un po' troppo vicina ai pugili rendendo claustrofobica l'azione. Da notare che i vari incontri sono stati girati coraggiosamente in piano sequenza, frutto di un coordinamento tra gli attori notevole; le coreografie dei combattimenti sono piuttosto credibili, niente a che vedere con quelle dei primi capitoli della saga, i contendenti sono, tranne Jordan, tutti pugili professionisti. Si poteva fare di più per la parte degli allenamenti, e  per le musiche, che sono sempre state un must in Rocky, qui raramente riescono a creare il coinvolgimento a cui ci ha abituati la serie.
Ciò non toglie che questo Creed - Nato per combattere, è un lavoro che sa regalare emozioni, in alcuni punti adrenalinico e commovente. Direi quindi che promuovo a pieni voti questo spin-off.
Si mormora già di un possibile seguito, visto il successo che sta ottenendo la cosa è molto probabile, personalmente spero solo che non rovinino ciò che di buono c'è in questo film, sarebbe un gran peccato.



giovedì 21 gennaio 2016

Revenant - Redivivo




Un pugno nello stomaco. Così posso definire Ravenant.
Ma andiamo con ordine: la pellicola del regista Alejandro González Iñárritu romanza la vera storia (così si dice) di Hugh Glass, un trapper che, nonostante le ferite procurategli da un orso, riesce a  viaggiare per miglia e miglia attraverso la frontiera nord americana per cercare vendetta sul compagno John Fitzgerald, colpevole di averlo abbandonato in fin di vita.

Questo film ha avuto una lavorazione lunghissima, tutto è iniziato nel 2001, il primo regista doveva essere il grandissimo Park Chan-wook, ci sono voluti tantissimi anni per arrivare a formare il progetto che abbiamo modo di vedere oggi. La lavorazione finale della pellicola è stata di ben 18 mesi, una cosa piuttosto inusuale in un campo dove il "tempo è denaro".

Ho letto varie critiche a questo Ravenant, la maggior parte delle quali trovo ingiuste verso un lavoro che definisco mastodontico. Il film ti avvolge letteralmente, la violenza non è mai fine a sé stessa, ogni singola inquadratura ha un peso, non vi è una virgola che trovo fuori posto, a parte forse una scena che avrei risparmiato (quella del cavallo). Qualcuno ha avuto da dire che la regia è troppo ricercata, troppo patinata, non sono proprio d'accordo. La bellezza dei luoghi, il soffermarsi sull'ambiente è funzionale, non è una scelta fine sé stessa. Il regista vuole sottolineare il contrasto tra la brutalità umana e la bellezza incontaminata della natura.
Ho adorato la regia di  Iñárritu, con i suoi virtuosi piani sequenza ti fa entrare dentro l'azione in prima persona, si sente sul proprio corpo il freddo, il dolore, si soffre insieme al protagonista, si stabilisce così una grande empatia con le vicende di Hugh Glass.


Gli attori li ho trovati tutti eccelsi, in particolare Leonardo Dicaprio, (Hugh Glass), ha penso il ruolo più complesso, quello di dover comunicare le emozioni attraverso un semplice sguardo, un grugnito, le sue battute sono davvero risicate; in ogni caso la sua interpretazione è superlativa; con grande spirito di sacrificio l'attore si è sottoposto a ore e ore di trucco, affrontando ogni situazione, e un freddo che gli è costato una bronchite vera, già perché la tosse che vediamo nel film non è finta.
Un verismo forse eccessivo in alcuni casi, come la famosa scena in cui Hugh mangia il fegato di un bisonte, scena che a detta della stampa è vera. Non sono molto per questi eccessi, il cinema rimane finzione, però queste sono scelte artistiche e su questo ho poco da discutere.
Comunque per questa prova di attore il buon Leonardo ha portato a casa il suo terzo Golden Globe, vedremo se gli spianerà la strada dell'agognato Oscar. A riguardo apro una piccola parentesi: non capisco perché le persone sono ossessionate da questo benedetto Oscar che dovrebbe vincere il bel Leo, ma veramente ne ha così bisogno per essere definito un bravo attore? Sarebbe la ciliegina sulla torta, ma non trovo che sia un premio a doverlo decretare e nella storia del cinema ci sono stati altri colleghi illustri che non hanno avuto nessuna statuetta, indi per cui, passiamo avanti e facciamocene una ragione. Tom Hardy interpreta magistralmente lo spietato Fitzgerald, oh, non so voi ma l'ho veramente "odiato" in questo film, per me è stato eccelso, lo trovo tra gli attori più bravi della sua generazione, la candidatura agli Oscar come attore non protagonista è più che meritata con buona pace di tutte le "Leo-fan".

Segnalo inoltre l'ottimo doppiaggio italiano - anche se non vedo l'ora di ascoltare quello originale - e le splendide musiche a cui ha lavorato anche un "certo" Ryūchi Sakamoto. Come non citare poi l'eccezionale fotografia di Emmanuel Lubezki, veramente sublime.

Questo film dimostra la sua solidità con una storia semplice, attuale, ben raccontata, non si perde in fronzoli, va dritto al punto, emoziona anche per questo, e non mi ha mai annoiato nonostante i suoi 156 minuti,
Finisce lasciandoci un quesito: la vendetta è poi così liberatoria o lascia solo più vuoti? Sicuramente non ci ridarà mai ciò che abbiamo perso.

Per me Iñárritu è un regista eccelso, ho adorato il suo Birdman, e ho adorato questo Ravenant, film certo non per tutti, impegnativo visivamente, ma che non vedo l'ora di potermi rigustare in blu-ray. Decisamente consigliato!





N.B. Revenant ha vinto in totale 3 Golden Globe: miglior attore, miglior regia, miglior film drammatico e ha ottenuto 12 candidature agli Oscar 2016.

lunedì 11 gennaio 2016

David Bowie is Forever


"Non so dove sto andando ma vi prometto che non sarò noioso."
David Bowie






Bowie ha saputo più di altri donarsi, con la sua voce, le sue parole, la sua musica, è riuscito a infrangere ogni barriera, arrivando oltre, spesso oltre la nostra stessa comprensione, così avanti a tutti da doversi spesso fermare per prendere fiato, ripartendo poi per la sua corsa. Oggi David si ferma per un attimo e riparte verso quell'infinito che gli appartiene. Il mio cuore è gonfio, pesante, consapevole della fortuna di aver vissuto e condiviso lo stesso tempo con un'artista così straordinario, un uomo che sino all'ultimo ci ha saputo stupire, ci ha incantato, e come per magia se né andato.
Il Goblin King, il Duca Bianco, l'alieno venuto da Marte torna libero di esplorare mondi a noi ignoti. Grazie di cuore per tutto ciò che ci hai donato BlackStar, ci hai stupito, sino alla fine.