lunedì 25 giugno 2012

3 anni senza Michael




Oggi sono esattamente 3 anni dalla morte del mio mito: Michael Jackson.

Ricordo bene quella sera in cui si iniziò a parlare di arresto cardiaco del cantante più famoso al mondo, ricordo lo sgomento, l'ìncredulità, le notizie che piano piano si diffondevano, ora la situazione era di pericolo, ora era in coma, ora era morto. Fu un escalation di orrore, qualcosa di così surreale da non essere facile da accettare. Il giorno dopo andai a lavoro vestito totalmente di nero, tra alcune persone ilari e io totalmente tramortito, guardavo il mondo con occhi diversi, mi dicevo:"un mondo senza Michael".

Eppure il tempo passa, i suoi figli sono diventati un attrazione mediatica, il medico che iniettò la dose letale di Propofol a Mike in galera. Ma niente, niente pare alleviare totalmente quella che è una vera e propria ferita.

Il mio sogno è sempre stato quello di incontrare Jackson, ci andai vicino, talmente vicino da far male, soprattutto con il senno di poi. Incontrai Quincy Jones, incontrai John Landis, ma niente per me era paragonabile a incontrare Michael. Mi sono sempre idenficato in lui, nel suo male di vivere, nella sua solitudine. Destino che pare così comune a chi si sente diverso in questa società.

Grazie a MJ ho conosciuto molte persone, alcune veramente degne di nota, altre meno, ma è la vita e ogni volta che vengo a contatto con un "Jacksoniano" mi pare di averne quasi subito familiarità, si parla un linguaggio comune, si parla di amore, di passione, di tutto ciò che la stampa non ha mai capito di questo uomo così incompreso, così intrappolato in sé stesso, in un meccanismo troppo grande per chiunque.

Ricordo ancora la prima volta che vidi il video di Thriller, ero poco più di un bambino eppure capii subito che si trattava di qualcosa di diverso, qualcosa di forte, di un linguaggio nuovo. Lo stesso effetto me lo fece anni dopo il video di Bad. La mia passione vera e propria iniziò alla fine del 1990, quando un amico mi fece una cassetta con i maggiori successi dell'artista. Poco dopo uscì Dangerous e il "danno" era fatto, Michael diventò l'amico, l'aspirazione, la "famiglia" che non sentivo di avere.

Mike, ovunque tu sia, avrai sempre un posto speciale nel mio cuore e non finirò mai di esserti grato per avermi aiutato con la tua arte, confortato dove nessuno poteva, sedato lacrime quando nessun altro l'avrebbe fatto.

Il mio personale tributo va a te con questo video che spero possa aprire le menti ad alcune persone che ce l'hanno troppo chiusa per capire, per apprezzare l'uomo dietro al mito.


Michael Jackson: l'uomo dietro il mito - sub ita from MJJLovers on Vimeo.


Per chi volesse approfondire la figura di MJ consiglio caldamente 2 libri editi in Italia da poco tempo. Il primo è "Il mio amico Michael" di Frank Cascio, amico di lunga data del cantante, con tanti aneddoti e con uno spaccato sulla persona molto interessante. Il secondo è "Man in the music" di Joseph Vogel, un approfondimento sulla creatività dell'artista, un dietro le quinte di tutti i suoi più grandi successi.

martedì 19 giugno 2012

Drew Dawson Davis e le sue fantastiche cover





Nell'immensità di youtube si trova di tutto, da attori improvvisati, a comici, sino a cantanti più o meno bravi. Mi piace segnalare gli artisti che ritengo degni di nota e ho intenzione di farlo più spesso.
In queste ore mi sono capitati dei video di Drew Dawson Davis, un ragazzo che canta  in un modo davvero spettacolare. Ascolto molta musica e non mi capita di frequente di emozionarmi per una voce e quella di Dawson è veramente bella e toccante.

Tra i suoi tanti video vi segnalo qualche cover, visto che per la maggiore fa queste, in particolare mi ha colpito la sua versione della canzone di Adele - Someone Like You:





Non scherza nemmeno la sua versione di Man in the mirror in tributo a Michael Jackson:




Il ragazzo dà anche lezioni di canto tramite Skype. Nel caso siate interessati potete contattarlo.
Buon ascolto.

domenica 17 giugno 2012

Charlie Chaplin: Una vita da vagabondo





Charlie Chaplin è sempre stato tra i miei artisti preferiti.

La sua grandezza, l'innovazione che ha portato, il suo estremo perfezionismo, la sua poesia, credo che sia stata vista raramente nella storia del cinema. Da umili origini, da bambino abbandonato, è riuscito a diventare un uomo di successo, un artista senza pari. L'ennesima dimostrazione che l'arte nasce spesso dal dolore, dalle difficoltà, e che il genio, il vero genio è innato.

Per celebrare questo immenso personaggio, voglio condividere con voi un bellissimo speciale che ho trovato sul tubo.
Trattasi di Charlie Chaplin, una vita da vagabondo. Un excursus sulla vita dell'artista, sull'uomo, sulle sue gioie, sulle sue contraddizioni, e sui suoi dolori; con testimonianze di amici di famiglia, del figlio e di  una delle mogli, Lita Grey.

Buona visione:






venerdì 8 giugno 2012

Il gatto con gli stivali: i tre diablos



Oggi voglio proporvi un cortometraggio dedicato al Gatto con gli stivali, il celebre micio doppiato da Antonio Banderas e spalla di Shrek nell'ononima serie di film Dreamworks.

I tre diablos, sono gattini dall'aspetto tanto dolce quanto pericoloso, il nostro Gatto sarà ostacolato proprio da loro mentre cercherà di recuperare un prezioso diamante rubato alla regina.

Questo filmato lo potete trovare come contenuto speciale anche nel DVD/Blu-ray del film dedicato al celebre felino.


Spero vi piaccia:






Ringrazio http://www.cineblog01.com per aver condiviso la versione sottotitolata in Italiano.

domenica 3 giugno 2012

In ricordo di un angelo





La ferita che ha colpito di recente il nostro paese, e che ha strappato la vita a Melissa Bassi ha suscitato tanto clamore e sdegno. Per la prima volta da quando ho aperto questo blog, voglio lasciare spazio alle parole di qualcun altro, in questo caso a quelle della mia meravigliosa nipote Eleonora.
Domandiamoci se è questo il mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli:

Dovrei riempire questo foglio bianco di parole.
La verità è che non trovo parole.
Non so proprio come potrei riempire questo foglio bianco.
Ogni pensiero, termine, affermazione associato a quello che è successo in quella scuola mi risuona infantile.
Dire di essere indignata, disgustata è troppo poco. Parole che potrebbero sembrare pesanti nel mio cuore prendono una connotazione davvero minima.

Quella ragazza aveva solo 16 anni, era piccola, inesperta e come tutte le adolescenti e come me… aveva tanti sogni. Sogni che avrebbe sperato di realizzare un giorno. Progetti che avrebbe sperato di costruire in un futuro. Desideri che forse erano vicini ad essere realtà.
Era una ragazzina come tante, con sogni, progetti, desideri e speranze.
Aveva una famiglia, degli amici e forse… anche una persona da amare.
E osservando quello che è successo ho realizzato una cosa; un’adolescente ha due case: quella calda e confortante che ha preso il nome di “casa” e quella un po’ noiosa ma anche divertente che, invece, ha preso il nome di “scuola”.

Un’adolescente ha due case, e la sua seconda casa è la scuola, dove può fuggire dai suoi problemi famigliari, dove può svagarsi dalla normale routine casalinga, dove può fare nuove amicizie, dove può imparare cose nuove… ma anche se a volte potrà annoiarsi, anche se a volte potrà sperare che la campanella suoni il prima possibile… anche se certe volte è così… un’adolescente ha sempre visto in quell’edificio un piccolo rifugio. Un’adolescente tra quelle bianche mura ha sempre creduto di essere al sicuro, perché la scuola è la nostra seconda casa, è il nostro rifugio. Ci siamo sempre visti protetti. Ma questa volta non è stato così.

Quello che è accaduto giorni fa a Brindisi mi ha fatto notare che la sicurezza non esiste.
Come ora non esistono più i sogni, i progetti, i desideri e le speranze di quella sedicenne.


E ora come ora non ho interesse di sapere chi ha commesso questo atto disumano, perché chiunque sia stato per me è disumano ancor più di quell’atto. Mi piacerebbe solo che chiunque sia stato un giorno possa solo guardare il suo volto riflesso in uno specchio e scorgere nella sua immagine l’essere immondo che è, perché quell'individuo ha ucciso una ragazzina senza provare un’emozione di alcun tipo, non era nemmeno lei la persona che voleva uccidere, se avesse potuto, avrebbe sperato che le vittime di quella bomba fossero molte di più… lui vedeva in chi voleva uccidere solo degli oggetti, delle pedine e questo rende ancora più disumano la sua persona e quello che ha fatto. Provo ribrezzo nei confronti di quell'essere indegno di essere ritenuto umano, perché non è umano.

Chiunque sia stato merita solo di vivere una vita sofferta, una vita che nessuno vorrebbe. Merita un giorno lontano di morire lentamente; e se dovesse esistere un inferno passarci l’eternità.

Queste sono le uniche parole che posso dire, parole scritte con il cuore… forse poche… ma sincere.

Eleonora Tarchini